Discorso all’Università Gregoriana

            Il papa Benedetto XVII si è recato all’Università Gregoriana, dove ha tenuto il suo primo discorso alla presenza del corpo insegnate e degli studenti di tutte le università pontificie lì riuniti.

            Cari docenti e discenti, il decano di filosofia della Gregoriana mi ha suggerito di parlarvi della filosofia della prassi. Ma io vorrei chiedere: di cosa abbiamo bisogno, della filosofia della prassi o della prassi? Voi mi direte: della prassi, certamente. Ma prima di mettere in pratica qualche cosa bisogna sapere che cosa mettere in pratica. Giustissimo! Dunque, prima faremo la filosofia e poi faremo la prassi. Del resto questa filosofia “pratica” è molto semplice. Già l’aveva formulata un tale tanto tempo fa: «Bonum faciendum, malum vitandum». È un latino facile: il gerundivo di necessità indica un dovere, perciò si traduce: «Il bene deve essere fatto, il male deve essere evitato». Se questa è la filosofia, poi segue la prassi, e se segue veramente, diremo: «Bonum factum, malum vitatum». Cioè al gerundivo di necessità, dopo avre fatto quello che dovevamo, possiamo sostituire il participio passato, che il latino è passivo. Perciò traduciamo: «Il bene è stato fatto, il male è stato evitato – sottinteso: da noi». Possiamo anche trasforamare la frase in forma attiva, e allora diremo: «Il bene lo abbiamo fatto, il male lo abbiamo evitato».

            Come vedete è molto semplice. Basta rimboccarsi le maniche. Ma questo a condizione che si distinguano le due cose, cioè la filosofia e la prassi. Se invece si vogliono confondere insieme, nell’illusione di avere una filosofia che sia una prassi e una prassi che sia una filosofia, alla fine non avremo né la filosofia, né la prassi – o forse avremo una parodia della filosofia e una parodia della prassi, cioè molte parole e pochi fatti, o piuttosto molte parole inconcludenti e pochi o molti fatti ancora più inconcludenti – «experientia docet», cioe: come sappiamo per esperienza.

            Dunque, carissimi studenti, durante i vostri anni di università imparate bene, non una filosofia della prassi, che non si sa esattamente che cosa sia, ma piuttosto quella filosofia pratica che vi ho detto – non so se servono tanti anni di studio per impararla, ma almeno a forza di ripeterla spero che finirete per assimilarla: «Bonum faciendum, malum vitandum». E così, quando uscirete da queste sacre mura e la gente vi vedrà mettere in pratica questa saggia massima, tutti diranno: «Be’, tutto sommato non hanno proprio perso il tempo là dentro!».