Serate in famiglia CIII-IV

            È veramente un fatto sorprendente che, in un così grave momento di crisi della musica europea, che infatti doveva portare ad una sorta di “conclusione” di una storia plurisecolare, sorgesse un operista, Giacomo Puccini (1858-1924), la cui popolarità era destinata ad essere seconda soltanto a quella di Giuseppe Verdi. È anche notevole il fatto che la fama di Puccini riguardò a lungo soprattutto il popolo. È vero che egli suscitò l’ammirazione anche di personalità quali  StravinskijSchönbergRavel e Webern, ma la generazione dei compositori italiani degli anni 70-80 dell’Ottocento lo trattò con sdegnosa sufficienza, come se egli fosse soltanto un retrogrado ripetitore di vecchi schemi del melodramma italiano.

            Ma la diferenza tra lui e i suoi critici fu sostanzialmente nel fatto che egli, sebbene fosse aperto ad accogliere le più audaci innovazioni della musica del suo tempo, al contrario dei maestri dell’avanguardia novecentesca, scrisse sempre pensando al pubblico, sia nell’attenta sorveglianza della scrittura dei libretti, sia nella sapiente disposizione degli elementi orchestrali e vocali, sia nella cura degli allestimenti scenici, seguendo, in questo, l’esempio di Giuseppe Verdi.

            Il risultato di questa differenza di impostazione fu che, mentre i suoi critici si alienarono dal gusto del popolo, Puccini conquistò il favore popolare, non solo in Italia, per il suo tempo e per l’avvenire.

            Ammiratore di Wagner e attento agli sviluppi della musica francese ed europea, Puccini partecipa anch’egli alla tendenza moderna a sviluppare il cromatismo e la ricerca di armonie e modalità originali, adattandosi anche ai caratteri ambientali ed esotici dei suoi libretti. Ma questo aspetto di modernità nelle sue pagine migliori si compone in sintesi mirabili con la fedeltà alla tradizione melodica del teatro lirico classico.

Egli espresse in forma lapidaria questo carattere della sua ispirazione in un appunto a margine di un abbozzo della “Tosca”: «Contro tutto e contro tutti fare opera di melodia».

Delle dodici opere che egli compose, almeno cinque hanno acquistato un posto d’onore tre le opere più popolari a livello planetario: “Manon Lescaut” (1893), “La Bohème” (1896), “Tosca” (1900), “Madama Butterfly” (1904), “Turandot” (1924).

Proponiamo ora l’ascolto, diviso in due serate, di un’ottima realizzazione della “Tosca”, in forma di film, girato nei luoghi originali in cui si svolge il dramma. Il libretto, di Luigi Illica (1857-1919) e Giuseppe Giacosa (1847-1906), è tratto dal dramma omonimo di Victorien Sardou (1831-1908) e si svolge il giorno 17 giugno 1800 a Roma. Su alcuni addentellati storici, riletti in chiave romantica e melodrammatica – in realtà Liborio Angelucci (1746-1811), a cui Sardou si sarebbe ispirato per il personaggio di Cesare Angelotti, fu un personaggio abbastanza ambiguo, che come console della repubblica romana pensò soprattutto ad arricchirsi e, caduta la repubblica il 30 settembre 1799, non fu giustiziato, ma si allontanò da Roma insieme ai francesi, ovviamente non otto mesi più tardi – il dramma immagina una passionale vicenda d’amore e di patriottismo.

Si può leggere una presentazione generale dell’opera tramite il seguente link:

http://www.cantarelopera.com/libretti-d-opera/tosca-di-giacomo-puccini.php

Da questo link si accede al link successivo – che riportiamo per comodità – con cui si può scaricare il libretto:

http://www.cantarelopera.com/opere/libretti/G.Puccini_-_Tosca.pdf

            Diamo ora il link per ascoltare e vedere la realizzazione, veramente notevole, dell’opera in forma di film. Vi sono i sottotitoli in inglese. Come si è accennato, conviene dividere la visione in due parti. Abbiamo così materiale per due serate. Buona visione!