Pamphlet

«Finché persisterà la famiglia “tradizionale”, le convivenze gay saranno fatalmente portate a modellarsi su di esse, né ci sarà modo di sfuggire a questo meccanismo, con il risultato di mettersi in una insuperabile condizione di inferiorità.
«Infatti i conviventi gay, come attualmente avviene, prenderanno in prestito linguaggi e ruoli che hanno un senso reale soltanto nella famiglia tradizionale. Facciamo il caso di due uomini conviventi. Nella situazione attuale, uno sarà portato ad assumere il titolo di “marito” e l’altro di “moglie”, e lo stesso avverrà nel caso di due donne conviventi. E’ evidente che il modello è quello della famiglia tradizionale e che, perciò, l’uno o l’altra, pur senza confessarselo, sentirà, rispetto alla coppia tradizionale, di essere un “marito” o una “moglie” di serie B. Si potrebbe apparentemente ovviare a questo inconveniente sostituendo i titoli tradizionali con un titolo neutro, ad esempio “convivente 1” e “convivente 2”. Ma il fatto stesso che la convivenza assume il carattere della dualità, rimanda immancabilmente al modello della famiglia tradizionale, e perciò permane sullo sfondo il sentimento di essere una “coppia di serie B”.
«Ciò appare in modo ancora più palese quando si considera il problema del rapporto con i minori conviventi. Se questi sono denominati “figli”, dato che o sono figli soltanto di un convivente, ovvero di nessuno dei conviventi, ovviamente rispetto alla figura del “figlio” biologico tradizionale, a cui necessariamente il modello fa riferimento, essi sono “figli di serie B”. E lo stesso avviene per i ruoli degli adulti conviventi e responsabili dei minori. Se si denominano “padre” e “madre”, è evidentissimo che si tratta, almeno per uno dei due, e spessissimo per tutti e due, di doversi considerare “padre” o “madre” di serie B, dato il necessario confronto con il modello familiare-biologico tradizionale. E la cosa non cambia se si usa la terminologia “genitore 1” e “genitore 2”. Infatti si tratta sempre, almeno per uno dei due e spessissimo per ambedue, di essere e di sentirsi “genitore di serie B”.
«Dunque l’unica soluzione ragionevole, per eliminare ogni senso di inferiorità e ogni discriminazione, è di eliminare il modello tradizionale e tutti i ruoli e le terminologie ad esso corrispondenti. Ciò implica che la convivenza non deve fare più riferimento alla “coppia”, essendo questa fondata su una presunta complementarietà naturale dei sessi, ma deve essere aperta ad una pluralità senza restrizioni. Inoltre i minori non devono più essere “figli”, cioè non devono più essere generati secondo gli schemi tradizionali, ma devono essere prodotti sinteticamente, senza riferimento ad un rapporto di coppia. In tal modo il minore, affidato secondo procedure stabilite dalla legge ad una convivenza di adulti, non sarà un “figlio di serie B”, e reciprocamente gli adulti affidatari non saranno “genitori di serie B”.
«E’ questo l’unica soluzione che permetta di eliminare ogni inferiorità e discriminazione, a condizione però che le nuove convivenze non si trovino a convivere con famiglie tradizionali, altrimenti rimarrà sempre il confronto sfavorevole con la “coppia naturale” o con i “figli generati in modo tradizionale”. Sarà dunque necessario abolire in modo assoluto e definitivo la famiglia fondata sulla convivenza di una “coppia etero” e sulla figliolanza biologicamente derivata dalla medesima».

Jonathan Swift jr.

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