La scuola benedettina di Ilukhena (Sri Lanka)

di Don Massimo Lapponi

«Horis competentibus dentur quae danda sunt et petantur quae petenda sunt, ut nemo perturbetur neque contristetur in domo Dei».
Regola di San Benedetto, cap. 31.

La parola “economia” deriva dalle parole greche OIKOS NOMIA. Il loro significato è: la buona regolamentazione (nomia) della casa (oikos). La Regola di San Benedetto risponde perfettamente a questo scopo, ma vi aggiunge qualche cosa. Essa infatti vuole essere: la buona regolamentazione della casa di Dio.
Ciò significa che la Regola di San Benendetto è il miglior trattato di economia, e la sua scuola è la miglior scuola di economia. Ogni comunità, e soprattutto ogni famiglia, dovrebbe seguire questa scuola. Ma la nostra comunità benedettina deve dare il buon esempio. Perciò il nostro maggiore impegno sarà di saper ben regolare la nostra casa, che è anche la casa di Dio.
Che cosa dobbiamo imparare per realizzare questo progetto? Non dobbiamo apprendere le scienze allo scopo di diventare dotti, capi di impresa o insegnanti. Dobbiamo acquisire le virtù, le buone disposizioni e le abilità necessarie per saper ben regolare, attraverso la collaborazione e il servizio fraterno, la vita quotidiana della casa.
Dobbiamo perciò acquisire la disponibilità ad alzarci presto la mattina, a porre attenzione alle necessità della casa e dei nostri fratelli più che agli interessi personali, ad impegnarci in ogni genere di servizio utile, anche quelli che richiedono un grande sforzo fisico, come fare le pulizie, lavare, cucinare, curare le piante e gli animali, assistere gli infermi e gli anziani, educare i bambini e i giovani etc. Dobbiamo, insomma, seguire l’insegnamento e l’esempio di Cristo, che è venuto per servire, non per essere servito, e per darci l’esempio di prendere la nostra croce ogni giorno.
Nelle comunità religiose vi è la regola che ai novizi, durante il noviziato, è proibito fare studi umanistici o scientifici, tranne per ciò che attiene alla la Sacra Scrittura, alla storia monastica e a simili materie, utili per la formazione spirituale. Infatti nella scuola di San Bennedetto – e lo stesso dovrebbe valere per ogni buona scuola – acquisire buone disposizioni di condotta di vita è più importante che non acquisire la sola istruzione della mente. Perciò il principale impegno nella nostra scuola benedettina di Ilukhena deve essere posto nell’acquisizione dell’autocotrollo nell’umile servizio dei fratelli e della comunità, della pazienza nei lavori e nei compiti gravosi, della puntualità agli atti comuni, della carità nella vita fraterna, della disponibilità al perdono delle offese, della rinuncia al proprio interesse per servire la comunità, dell’attenzione alle necessità della casa, del linguaggio benevolo e gentile.
Una giornata nella vita di una comunità – e di una famiglia – dovrebbe avere un orario ben regolato, e il più grande impegno di tutti dovrebbe essere posto nel rispettarlo. I fratelli devono alzarsi alla stessa ora la mattina presto in modo da essere pronti per il primo atto della giornata. Questo primo atto dà ad essa il suo carattere proprio. Se si incomicia la giornata guardando qualche insulsaggine alla televisione, tutta la giornata sarà segnata da sentimenti insulsi. Al contrario, la giornata nella casa di Dio deve incominciare con la preghiera, in modo che la luce di Dio possa imprimersi nelle anime dei fratelli per tutto il giorno.
Ma la preghiera deve avere qualità tali da renderla capace di imprimersi profondamente negli animi – come la moderna pubblicità cerca di impressionare la gente con immagini, luci, musica etc. Alla cattiva scuola del mondo dobbiamo opporre la buona scuola di Dio. Perciò la preghiera deve essere arricchita con la grande tradizione artistica della Chiesa: belle chiese, pitture, statue, abiti, riti, lettura espressiva della Sacra Scrittura, predicazione coinvolgente, poesia, canto, esempi delle vite dei santi etc. Ciò significa che nella nostra scuola dobbiamo coltivare queste cose, non per amore di erudizione, ma per l’edificazione delle anime. L’impressione che la luce di Dio imprime nelle anime con questi mezzi le spinge poi a dedicarsi con generosità ai doveri quotidiani.
Non dobbiamo dimenticare che nei tempi passati i monasteri hanno protetto e conservato le ricchezze della cultura umana. Mentre la società esterna diventava incivile, brutale e incolta, i monaci nei monasteri coltivavano le utili scienze e l’educazione e copiavano i libri preziosi della civiltà umana – in quel tempo non esisteva ancora la stampa e tutti i libri dovevano essere copiati a mano.
Oggi ci troviamo in una situazione analoga. Infatti le persone, e soprattutto i giovani, affascinati dalla modernità e dalla continua produzione di nuovi mezzi, sempre più disprezzano e ignorano le ricchezze della cultura umana del passato: istruzione, arte, poesia, musica, begli esempi di vita etc. Così essi non sanno che cosa stanno perdendo e la loro vita diviene sempre più incivile attraverso la corruzione del linguaggio, dei sentimenti e dei costumi. I monaci, e le famiglie che seguono il loro esempio, hanno anche la missione di preservare, contro l’obio e il disprezzo, le immense ricchezze della civili tradizioni umane. Dobbiamo, perciò, creare biblioteche e raccolte di opere utili – musica, arte, conoscenze etc. – al fine di proteggerle dalla dispersione e farle conoscere ai giovani.

Dobbiamo, dunque, organizzare la nostra scuola

1. La prima cosa da ricordare è che questa non è una scuola di erudizione ricercata per se stessa, ma una scuola di buona regolamentazione della vita quotidiana che si vive insieme nella casa e nella casa di Dio. Perciò ogni cosa deve essere fatta nel rispetto dell’orario della comunità e delle necessità dei fratelli e della casa. Se sto studiando o facendo un lavoro e suona la campana di un atto comune, devo interrompere il mio interesse personale per attendere all’interesse della comunità, e se un fratello o un’altra persona richiede la mia attenzione, devo lasciare il mio lavoro o il mio studio per prestare caritatevolmente attenzione al mio prossimo.

2. Per realizzare una preghiera bella e capace di imprimersi negli animi dobbiamo coltivare le seguenti discipline:

Sacra Scrittura e formazione religiosa nella tradizione spirituale e dottrinale rinnovata per il nostro tempo
Liturgia (libri, riti, decorazioni, storia etc.)
Agiografia
Latino
Musica e canto – soprattutto canto gregoriano e musica di chiesa
Arte (architettura, scultura, pittura etc.)

3. Per tenere la chiesa e la casa in ordine dobbiamo acquisire le seguenti capacità:

pulizie
lavaggio
cucina
coltivazione di piante e animali
cura degli anziani e degli infermi
etc.

4. Per conservare le ricchezze della cultura umana dobbiamo coltivare le seguenti conoscenze e abilità:

scienze
saperi (lingue classiche e moderne, letteratura, storia etc.)
poesia e teatro
musica
arti
etc.

5. Tanto per la conservazione della cultura religiosa e civile quanto per il carattere della nostra fondazione italiana, dobbiamo coltivare la lingua italiana – la quale ha un’importanza mondiale per il suo posto nella vita religiosa cattolica, nella poesia e soprattutto nella musica e nel canto.

Questa scuola è soprattutto per i nostri giovani confratelli. Fin dall’inizio della loro vita religiosa essi devono trovare, con il consiglio dei loro superiori e direttori spirituali, in quali delle suddette conoscenza e abilità devono principalmente impegnarsi per il bene della casa di Dio e per il loro proprio bene.
Ma la nostra scuola intende essere utile anche per le famiglie e per i giovani. Perciò, tra le altre cose, abbiamo anche il progetto di accogliere come ospiti per qulche giorno alcuni ragazzi – e in un monastero femminile alcune ragazze – in modo che essi possano condividere la nostra vita e la nostra scuola. Stando con noi impareranno:

1. Ad alzarsi presto la mattina

2. Ad incominciare la giornata con la preghiera

3. A dedicarsi con pazienza insieme durante la mattina a lavori utili per la casa: pulizie, lavaggio, giardinaggio etc.

4. Ad essere gentili, rispettosi, a saper perdonare le offese, ad evitare parole volgari e scortesi

5. Ad evitare spuntini tra i pasti e a comportarsi correttamente e con sobrietà durante il pranzo e la cena, senza televisione, smartphone, lettura di giornali, ma attenti alla conversazione fraterna. I cellulari sranno ritirati agli ospiti e ridati loro soltanto per un breve tempo durante la ricreazione.

6. Ad esercitarsi e ad imparare, durante il pomeriggio, la vera sapienza spirituale cristiana, riaffermata di fronte alle sfide del nostro tempo, la corretta lettura in chiesa, il canto, tanti aspetti dell’immenso patrimonio della civiltà umana – letteratura, poesia, teatro, arte, musica, scienze varie etc. – ad usare correttamente, per questo scopo, i moderni mezzi elettronici.

7. A fare l’esame di coscienza all’inizio dell’ultima preghiera della giornata e a riconoscere apertamente i loro difetti nell’osservanza, durante il giorno trascorso, delle regole della vita quotidiana della comunità. Prima dell’ultima preghiera per un tempo non troppo lungo essi possono vedere qualche cosa di bello e utile alla televisione o con altri mezzi. Dopo l’ultima preghiera devono andare a riposare in silenzio.

8. Speriamo che i nostri giovani ospiti sappiano apprezzare questo stile di vita, così diverso dal disordine della comune vita moderna, e decidano di continuare ad osservarlo, aiutandosi reciprocamente e mantenendo un contatto con il monastero, nella loro vita di tutti i giorni. Se vogliono, possono formare un gruppo dal nome di “Gioventù benedettina”.

Oltre a queste esperienze per i giovani, la nostra “nuova scuola del servizio divino” offre la sua disponibilità anche a seminaristi, genitori ed educatori, perché la sua influenza  possa estendersi al più largo raggio.