La nostra Pentecoste

di Don Massimo Lapponi

«Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio” disse la Madonna a Suor Lucia.

Veramente il Cuore Immacolato di Maria è il nostro rifugio contro il freddo della notte e della morte che incombe sul mondo.

Come il cuore della donna fu la luce che svelò all’uomo, fin dall’inizio del mondo, il volto amoroso di Dio, destinato a conferire a ogni figlio di Adamo la certezza di essere, prima di ogni altra cosa, un figlio amato dal Padre, così il cuore di Maria doveva rivelare in modo incomparabile a Cristo stesso, in quanto vero uomo, il mistero di questa infinitamente amorosa paternità. E se con il peccato originale e con tutto il suo triste retaggio l’amore tra l’uomo e la donna doveva restare offuscato, e perciò doveva a sua volta offuscare anche la certezza di ogni uomo di essere amato dal Padre, il primo frutto della redenzione portata da Cristo sarebbe stato di risvegliare nel cuore di ogni uomo questa certezza, e con essa la fiducia incrollabile nel fine beato della vita e nella fraternità diffusa senza confini verso tutti gli uomini chiamati ad essere figli di Dio.

Ma se Cristo aveva trovato nel Cuore Immacolato di Maria, inabitato dallo Spirito Santo, la sede della fiamma dell’amore del Padre, il mezzo più adatto per estendere la paternità divina a tutti gli uomini sarebbe stato di eleggere Maria quale Madre di ogni suo amato discepolo:

«Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!”. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa» (Gv 19, 26-27).

Come Eva era stata dichiarata «madre di tutti i viventi» (Gn 3, 20), non perché avrebbe generato personalmente tutti i suoi discendenti, ma perché rappresentava ogni donna, così Maria è detta Madre dei discepoli amati da Cristo, non perché li generi personalmente, ma perché rappresenta ogni donna rinnovata dall’amore di Cristo ed è, perciò, misterioramente presente in ogni madre.

Sono, dunque, l’amore tra l’uomo e la donna, purificato dalla redenzione di Cristo, e l’amore materno e paterno che ne derivano, la fonte della certezza del fine beato di ogni vita umana, garantito dall’amore incondizionato del Padre che è nei cieli, e della fraternità che si estende oltre ogni confine – certezza e fraternità che trovano il loro sigillo nel battesimo, ma che, a loro volta, lo preparano – ed è da questa fonte che scaturisce una luce meravigliosa, destinata ad illuminare il mondo intero.

Ma c’è chi spia con invidia e con rabbia questo poema di amore e che fa di tutto per remare al contrario. Quale sarà, dunque, la sua strategia per spegnere nei cuori la fiducia nella vita e la reciproca fraternità? Ovviamente, corrompere l’amore tra l’uomo e la donna ed estinguere l’amore materno.

Eccolo, dunque, al lavoro per infangare quel vincolo di reciproca e fiduciosa donazione tra l’uomo e la donna che era già stato all’origine del genere umano e che Cristo aveva ristabilito nella sua originaria santità: tutto doveva essere ricondotto al solo istinto carnale, e al legame tra cuori innocenti dovevano subentrare il sospetto, la sfiducia e l’orgogliosa rivendicazione di una sterile autonomia.

Sterile, perché la donna non fosse più madre, ma lavoratrice autonoma, e l’uomo non vedesse più in lei se non l’oggetto di un desiderio morboso.

Pochi principi, ma tali da scuotere il mondo intero. Colpita nell’intimo dei suoi più segreti fondamenti, abbiamo visto la società, sconvolta, affannarsi nel vano tentativo di plasmare se stessa sull’amore infangato e sui frutti che necessariamente ne derivano: un surrogato egoistico che pretende di sostituirsi alla vera maternità, e con esso l’estinzione della gioia di sentirsi amati fin dall’origine della vita e la fine della fiducia nel Padre celeste e della fraternità tra gli uomini. Un gelo di morte è disceso sul mondo: il gelo dei cuori che non conoscono più l’amore puro e fiducioso, che sa donarsi senza timori, il gelo dell’ateismo, che ha cancellato Dio dal cielo e dal cuore dell’uomo, o il gelo del fanatismo che gli ha negato il suo volto paterno.

Ma l’origine di questo gelo è una sola: la degradazione dell’amore tra l’uomo e la donna e la conseguente distruzione della società familiare. Come, infatti, è nell’amore santificato tra l’uomo e la donna che il vero volto di Dio si rivela, così è dall’amore santificato tra l’uomo e la donna che nasce la società familiare, e con essa ogni umana pietà:

«Dal dì che nozze e tribunali ed are

Dier alle umane belve esser pietose

Di sè stesse e d’altrui, toglieano i vivi

All’etere maligno ed alle fere

I miserandi avanzi che Natura

Con veci eterne a’ sensi altri destina».

(Ugo Foscolo, “I sepolcri”, 91-96)

Di fronte ad un a società che sembra avanzare trionfalmente nel suo tentativo di restituire all’etere maligno e ferino di una natura indifferente la vita degli uomini, abbiamo visto un mondo di famiglie ancora fedeli alle nozze ed agli altari rifugiarsi timorose tra le mura private, come già gli apostoli erano rimasti a lungo nascosti a porte chiuse per timore dei Giudei.

Ma quando la Madonna disse a Suor Lucia, e a tutti noi: «Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio», non intendeva suggerirci di rimanere a porte chiuse nella nostra vita privata.

Il Cuore Immacolato di Maria non è un rifugio a porte chiuse, ma è il porto della salvezza dell’intramontabile amore materno santificato, che sempre si opporrà vittoriosamente alla degradazione dell’amore nel torbido istinto carnale e che, contro ogni apparente vittoria dell’impero del peccato sulla terra, proclama: «Infine il mio Cuore Immacolato trionferà!».

Maria era con gli apostoli nel giorno di Pentecoste, quando, dopo aver custodito nel nascondimento la fede che era destinata, non all’oscurità delle catacombe, ma ad illuminare e salvare il mondo, lo Spirito Santo scese su di loro ed essi coraggiosamente uscirono all’aperto e, affrontando senza timore l’ostilità di chi deteneva il potere, diffusero in tutte le nazioni e per tutti i secoli il fuoco dell’amore del Padre e della fraternità dei figli.

Non è giunta anche per noi la Pentecoste? Tante famiglie che si erano chiuse in casa vedendo avanzare minacciosa l’ombra di un potere gelido e mortifero, che sembrava inarrestabile, dai grani del rosario che tenevano in mano hanno sentito scaturire un calore nuovo: era la fiamma dello Spirito Santo!

Maria, come l’aveva condivisa con gli apostoli nel giorno di Pentecoste, così ora la riversava nei loro cuori.

E l’effetto è stato il medesimo: le famiglie sono uscite all’aperto e hanno sfidato il potere arrogante che le snobbava.

Ormai non potranno più essere racchiuse di nuovo nelle loro case private. La loro avventura apostolica è incominciata! Gli apostoli sembravano uno sparuto gruppo di miseri pescatori, ma già il primo giorno della loro comparsa in pubblico «si unirono a loro circa tremila persone» (At 2, 41). E il ritmo della loro crescita fu costante, fino ad estendersi oltre il territorio della Giudea, in tutto l’Impero Romano, oltre i suoi confini, in tutti i popoli, per tutti i secoli.

Così il fuoco scaturito dal Cuore Immacolato di Maria è destinato ad avvampare tutta la terra con un rinnovato e santificato amore materno, paterno, filiale e fraterno.

L’uomo non può vivere senza l’amore, tanto che lo cerca anche dove non si trova che la sua contraffazione.

Ma come può l’uomo accontentarsi a lungo dell’amore falso? Necessariamente egli, infine, ritorna all’amore vero, quello che un popolo di famiglie vuole ristabilire nel mondo per collaborare all’adempimento della promessa di Maria: «Infine il mio Cuore Immacolato trionferà!».