Serate in famiglia XLVII

Nel 1829 era stata rappresentata a Parigi l’ultima opera di Rossini, il “Guglielmo Tell”, nel 1831 erano apparse, a distanza di pochi mesi, “La Sonnambula” e la “Norma” di Bellini, nel 1832 trionfava a Milano “L’elisir d’amore” di Donizetti (1797-1848). Nel 1835 Bellini, poco prima di morire, scriveva la sua ultima opera, “I Puritani”, mentre, nello stesso anno, appariva la “Lucia di Lammermoor” di Donizetti. Nel 1942 moriva Luigi Cherubini (1760-1842) e Gaspare Spontini (1774-1851), sentendosi ormai superato dai più giovani compositori tedeschi, lasciava Berlino e rientrava in Italia a consumare i suoi ultimi anni di vita.
Negli anni Quaranta dell’Ottocento rimaneva ancora in auge Donizetti, che però ormai si avviava al declino, e Saverio Mercadante (1795-1870) era ancora nel pieno della sua attività. Ma nell’insieme il panorama musicale d’Italia appariva in fase di declino, mentre la musica tedesca sembrava prendere il sopravvento nell’ambito strumentale e contendere anche il primato ai musicisti francesi dell’Opéra di Parigi con Giacomo Meyerbeer e poi con Richard Wagner.
Dunque la seconda metà del secolo avrebbe visto l’Italia perdere il prestigio del suo “bel canto”? La Provvidenza aveva disposto diversamente. Un giovane musicista, non ancora trentenne, nel 1840 si trovò ad una svolta della sua vita. A distanza di un anno circa l’uno dell’altro, tra il 1838 e il 1840, il giovane aveva visto morire prima i suoi due figlioletti, ancora infanti, e poi la sua amatissima moglie, di soli 26 anni. Poco dopo, la sua seconda opera cadeva miseramente sulle scene milanesi de La Scala. Sfiduciato, il giovane musicista averebbe voluto rinunciare per sempre a comporre musica, mentre il suo anticlericalismo giovanile minacciava di tingersi di ateismo.
Ma, esortato dall’impresario Bartolomeo Merelli, il giovane si rimette al lavoro, all’inizio stentatamente e con fatica, poi con sempre maggiore entusiasmo, ed ecco che la sua terza opera nell’autunno del 1841 è completata e il 9 marzo 1842 va in scena a La Scala. È un trionfo! Il “Nabucco” di Giuseppe Verdi (1813-1901) esplode come una bomba sulle scene d’Italia, d’Europa e d’America. Nella stagione autunnale del 1842 vede 57 repliche, nei tre anni successivi raggiunge Vienna, Lisbona, Barcellona, Berlino, Parigi, Amburgo e altre capitali d’Europa, nel 1848 New York, nel 1850 Benos Aires.
Ben presto gli italiani sentiranno, nelle note del “Nabucco”, il canto d’amore per la patria oppressa, anche se è una leggenda che il celebre coro “Va’ pensiero” sia stato bissato a gran voce alla prima serata, quasi simbolo del riscatto nazionale. Lo stesso presunto “ateismo” del compositore, del quale non si ha alcuna conferma, viene come spazzato via dalla potenza corale biblica del “Nabucco”, come lo sarà da gran parte della sua produzione successiva.
Di questa opera, che dovrebbe far fremere ogni fibra del cuore italiano, troppo spesso gli italiani non sanno quasi nulla – sì e no ricordano qualche strofetta del coro “Va’ pensiero”, senza sapere neanche esattamente di che cosa parli.
Prima, dunque, di affrontare, certamente in più di una serata, questo altro gigante della musica operistica, proponiamo l’ascolto integrale del suo capolavoro giovanile, con il quale si apre una carriera incredibile, ma che rimane, in un certo senso, il simbolo insuperato di una rinascita spirituale più che personale, veramente “corale”, come è il carattere distintivo di tutta la composizione.
Per poter apprezzare l’opera, sebbene nell’edizione che proponiamo vi siano i sottotitoli in italiano, conviene leggere prima il libretto, che si può scaricare tramite il seguente link:

Fai clic per accedere a nabucco.pdf

Proponiamo questa edizione, che, se è meno spettacolare di altre nella scenografia, ha però il pregio di un’esecuzione di alto livello.