Per una eugenetica veramente scientifica

1. L’educazione umana e religiosa del bambino incomincia prima della sua nascita. Bisogna tener conto del fatto, confermato dalla recente neurologia, che il bambino tende ad interiorizzare e ad imitare le realtà che vede intorno a sé: il tono della voce di genitori, educatori, fratelli, le loro azioni e lo spirito che le anima, le espressioni del viso, i gesti, le parole etc. Dunque i genitori devono pensare per tempo a quale sarà l’ambiente di vita che circonderà il bambino. Ciò implica, ovviamente, un grande lavoro su se stessi. E’, infatti, ovvia la diversa influenza di genitori, ad esempio, concordi e benevoli da quella di genitori discordi e collerici.
Ma il vero percorso formativo del nuovo essere umano incomincia, propriamente, con il concepimento. Qui siamo di fronte ad un mistero immenso, soprannaturale, insondabile, al punto che i relativi sconsiderati esperimenti odierni fanno inorridire. Se la moderna psicologia è in grado di spiegare – ma in minima parte! – l’enorme e decisivo ruolo delle condizioni del periodo di gestazione sul futuro del bambino, non è legittimo chiedersi se non sia altrettanto e più decisivo il modo del suo concepimento? Intervenire arbitrariamente su un mistero così ineffabile, senza neanche chiedersi quali immense realtà decisive per l’avvenire del bambino sfuggano, su questo punto, alla nostra conoscenza, è il massimo dell’incoscienza.
Qualche luce, incompleta ma di vastissima portata, può venirci dai contributi congiunti della teologia e della psicologia.
Secondo la dottrina cattolica, è Dio che, al momento del concepimento, crea l’anima immortale del bambino. Ma attenzione: troppo facilmente si fa riferimento a questa dottrina per trarne conseguenza errate, che non tengono conto di altri fattori non meno importanti.
Dio crea come Causa Prima, ma con questo egli non esime le cause seconde dalla loro azione di con-cause. Se, cioè, l’esistenza di un qualsiasi ente viene dall’atto creativo di Dio, la sua forma è determinata dalle cause seconde che hanno concorso alla sua realizzazione. Così da una pianta nascono frutti della sua stessa specie, e non frutti di un’altra specie.
Ciò non cessa di essere vero nel caso dell’uomo: la sua anima è creata da Dio, ma i caratteri di essa sono causati dalle cause seconde che concorrono alla sua nascita, cioè dai genitori. Ora, la forma che i generanti umani trasmettono al generato è la forma dell’essere umano, infinitamente superiore alla forma trasmessa da generanti vegetali o animali. Si tratta, infatti, di una forma sostanziale che non si limita a dar vita a un corpo organico, come nel caso di vegetali o animali, ma che emerge da questa funzione per attingere il miracolo della coscienza intellettiva.
E’ errata, anche se diffusa, l’idea che i generanti umani conferiscano al generato una forma soltanto organica nella quale Dio infonderebbe l’anima intellettiva superorganica: la facoltà intellettiva è già nella forma umana trasmessa dalle cause seconde, ed essa deriva, allo stesso titolo delle altre facoltà, dalle cause seconde, anche se Dio interviene con il suo atto creativo, conferendo all’anima il dono sublime dell’essere.
Da questa riflessione scaturisce la conseguenza che la pro-creazione di un essere umano costituisce un genere di causalità di qualità diversa, ontologicamente superiore, rispetto alla generazione di un animale o di una pianta e, ancor più, ad una produzione minerale o meccanica. In essa, infatti, le funzioni spirituali della conoscenza, della libertà e dell’amore concorrono con quelle fisico-organiche alla formazione del nuovo essere umano. Anzi, si può affermare che, sebbene senza il concorso delle funzioni fisico-organiche la nuova vita non potrebbe nascere, il ruolo principale nel determinarne la forma e la qualità appartenga alle funzioni spirituali, e non a quelle carnali.
In questo senso, la pro-creazione, pur essendo sempre una “creazione”, tuttavia si avvicina immensamente più che non la generazione animale o vegetale, o, tanto meno, la causalità meccanica, alla generazione del Verbo Divino nel seno della Santissima Trinità – generazione che è il modello di ogni causalità creata.
Del bambino si può ben dire che è frutto, sostanzialmente, più che di un’operazione fisico-organica, della «luce intellettual piena d’amore» (Paradiso, XXX, 40) presente nei genitori, la quale rispecchia la luce increata delle stesse Persone Divine.
Proprio per questo il bambino intuisce, attraverso l’amore dei genitori, un Amore immensamente più grande, che lo chiama ad essere figlio di Dio.

2. Ma su questo quadro esaltante grava un’ombra tragica, la quale tende a diminuire, fino quasi a spegnerla, la luce umano-divina che dovrebbe determinare l’essere di ogni generato. Se, infatti, l’emergere, nel generato, di funzioni spirituali, quali la conoscenza e la libertà, deriva dalla forma conferita dai generanti, si suppone che il modo di essere delle stesse funzioni, quali sono presenti e operanti nei genitori, non sia affatto estraneo nel predisporre la forma in cui poi Dio imprimerà la novità dell’essere con l’atto della creazione.
Ora, può avvenire che il concepimento si realizzi più per istinto carnale che con un atto di coscienza e di amore, ovvero che esso sia opera di pura violenza. Ora, se nei generanti le facoltà superiori non operano in modo da conferire la propria superiorità spirituale, dominante sulle funzioni carnali, ai generati, ne consegue che in questi le facoltà superiori tenderanno ad essere diminuite rispetto alle facoltà organiche.
E credo che sia perfettamente fondato affermare che il concepimento fatto in laboratorio, in cui la procreazione regredisce fino ad assomigliare ad una forma di causalità meccanica, sia di livello ancora inferiore rispetto ad un concepimento frutto di violenza carnale. E ovviamente, nelle varie forme di concepimento in laboratorio vi è una gradazione discendente, da cui si vorrebbe distogliere lo sguardo inorridito .
Senza ora scendere a questi livelli tenebrosi, l’esperienza ci dice, e la fede lo conferma, che in ogni concezione tende a prevalere l’istinto carnale sull’opera della coscienza e dell’amore. Questa prevalenza della carne può essere più o meno forte.
Secondo la dottrina cattolica, è il peccato originale che ha indebolito lo spirito sottomettendolo agli istinti della concupiscenza carnale. Ed è, anzi, dottrina comune che la propagazione del peccato originale avvenga proprio per un difetto presente nelle cause generanti, le quali, per il prevalere della funzione carnale, conseguono un effetto manchevole, nel quale il medesimo scompenso si riproduce.
Ma, secondo la dottrina cattolica, il danno operato dal peccato originale non è assoluto: esso, cioè, indebolisce, ma non annulla la causalità spirituale – e certamente vi sarà una gradazione di effetti diversi nelle generazioni, in ragione della più o meno grande virtù morale dei genitori.
La presenza, anche se indebolita, della causalità spirituale fa sì che, come abbiamo detto, ogni generato, con maggiore o minore intensità, intuisca, in qualche modo, che di là dall’amore dei genitori vi è un Amore paterno-materno più grande e divino. Per questo il battesimo, che ci fa realmente figli di Dio, viene quasi a coronare un’aspirazione già presente in ogni generato – e per questo non vi è nulla di irragionevole nell’amministrazione del battesimo ai neonati.
Ma il battesimo non è un fatto meccanico, come sarebbe la riparazione del motore di un’automobile. Esso fa presenti le Divine Persone nell’anima del battezzato, e in particolare unisce l’anima alla Persona di Cristo; ma la presenza di una persona richiede l’accoglienza cosciente di chi la ospita. Per questo l’efficacia del battesimo si realizza attraverso l’intera vita dell’uomo, in un continuo approfondimento dell’unione dell’anima con Cristo – ed essendo l’umanità di Cristo inscindibilmente legata alla persona di Maria, sua madre, è essenziale che si approfondisca per tutta la vita anche il rapporto dell’anima con Maria. Grazie all’approfondimento di questi rapporti, fondati nel battesimo, tutti gli aspetti della vita umana vengono gradualmente sottratti all’impero del peccato.
La Chiesa insegna che, appunto perché il perfezionamento dell’opera del battesimo si svolge attraverso l’intera vita, le conseguenze del peccato originale rimangono anche nei battezzati, ma esse possono esser gradualmente diminuite col crescere nella santità – e ciò si riflette nella generazione dei figli, nella quale è operante la santità dei genitori. Soltanto, però, Maria Santissima ha avuto il privilegio di essere concepita senza ombra di peccato: nella sua pro-creazione, cioè, la cooperazione spirituale dei generanti, illuminati da una grazia speciale di Dio, non è stata in alcun modo diminuita dal prevalere della concupiscenza carnale.

3. Che le dottrine fin qui esposte non siano affatto astrazioni teoriche, lo dimostra il fatto che esse possono essere in larga misura confermate dalla psicologia. Non c’è dubbio, infatti, che, anche alla luce delle discipline psicologiche, le condizioni fisiche e psichiche in cui si svolge il concepimento siano determinanti per il modo di essere del generato. Se nessuno nega il principio dell’ereditarietà – sebbene ce ne sfugga l’insondabile profondità – allo stesso titolo dobbiamo ammettere l’importanza determinante, se pure anch’essa insondabile, del modo del concepimento.

È importante sottolineare che le conseguenze negative di un concepimento viziato dal prevalere in esso delle funzioni carnali su quelle spirituali o, peggio ancora, dalla sua riduzione a processo meccanico, non appartengono essenzialmente soltanto alla sfera morale. L’uomo è un’unità psico-fisica e necessariamente le disfunzioni morali e psichiche hanno una ripercussione anche a livello somatico. È dunque un’illusione, e, possiamo aggiungere, un gravissimo errore scientifico, pretendere di ottenere frutti del concepimento migliori intervenendo sugli embrioni ottenuti tramite fecondazione in vitro. Se, infatti, con questo tipo di operazione si cerca di eliminare negli embrioni mutazioni genetiche collegate a patologie, nello stesso tempo essi vengono danneggiati in radice per essere stati sottratti a quella causalità spirituale che avrebbe dovuto imprimere in essi la forma umana nella sua, per quanto possibile, migliore perfezione – e le conseguenze di questo danno in radice, anche sul piano fisico-patologico, se sfuggono ad un’esatta previsione, non possono tuttavia non essere gravissime. E la stessa intenzione di intervenire sul DNA degli embrioni con la pretesa prometeica di modificarli al fine di prevenire possibili patologie, in realtà non fa che sottrarre il concepimento alla luce divina dell’amore generante per trasferirlo in un ambito di calcolo utilitaristico, viziando alla radice la stessa natura della pro-creazione e ottenendo, perciò, necessariamente danni irreparabili tanto nell’ambito spirituale superorganico, quanto, di riflesso, nello stesso ambito fisico-biologico, essendo i due ambiti inscindibilmente connessi tra loro. Dunque la preoccupazione unilterale di un’eugenetica materialistica per la sola “sanità fisica” dei generanti è totalmente infondata. Anzi, può avvenire che condizioni morali e spirituali elevate possano in misura più o meno grande neutralizzare condizioni fisiche sfavorevoli, mentre è certo che le condizioni fisiche più apparentemente favolrevoli risulteranno fortemente compromesse in concomitanza con condizioni morali e spirituali degenerate, come certamente sono quelle dei sostenotori della morale della prevalenza dei “più adatti” secondo una gerarchia eugenetica materialistica.

Da quanto detto scaturisce la conseguenza che è parte integrante dell’opera educativa, umana e religiosa, dei genitori la cura delle creature da loro generate fin dal loro concepimento. Ovviamente, come insegna l’esperienza, l’amore di genitori seriamente impegnati e responsabili – anche se adottivi – può sanare le ferite derivanti da concepimenti avvenuti in modi più o meno gravemente lesivi. Spesso, però, le ferite interiori di avvenimenti che rimangono celati nel segreto permangono non perfettamente sanate per tutta la vita dei generati.
Andando, perciò, fortemente contro corrente, dobbiamo energicamente sottolineare il dovere dei giovani di conservare integra la propria condizione spirituale, psicologica e biologica, nella luce della grazia battesimale e della virtù, per poter collaborare, a suo tempo, in piena sanità di anima e di corpo all’atto meraviglioso della procreazione di altri esseri umani.

di Don Massimo Lapponi