Serate in famiglia CCLXIV

            Continuando il nostro cammino quaresimale, dobbiamo prepararci a fare un po’ di penitenza e quindi ad ascoltare anche musica sacra un po’ noiosa e pesante, come potrete constatare con il programma che proponiamo oggi. Pensate un po’ un musicista della scuola napoletana tra fine Seicento e inizio Settecento, e neanche un nome tanto conosciuto! Che penitenza deve essere! Veramente abbiamo già avuto l’occasione incontrare Domenico Natale Sarro (1679-1744). Il suo nome non ebbe tanta risonanza anche perché, a differenza di molti altri compositori del suo tempo, la sua vita si svolse interamente a Napoli ed egli non ebbe occasione di girare per le varie capitali d’Europa. In un primo tempo la sua attività di compositore fu rivolta soprattutto all’opera, mentre in seguito egli dette più spazio alla musica sacra. Alcuni suoi contemporanei ne svalutarono l’originaità, ma in realtà egli contribuì in modo sostanziale all’innovazione dello stile musicale semplificando la parte contrappuntistica, che prevaleva in autori della generazione di Alessandro Scarlatti, e dando maggior risalto alla melodia. Egli fu anche il primo a musicare un libretto di Pietro Metastasio, dando il via così una gloriosa stagione di fruttuosa collaborazione tra il poeta e i maggiori compositori del suo tempo. 1737 il re Carlo VII lo nominò maestro di cappella e gli affidò l’inaugurazione del teatro di San Carlo, che avvenne il 4 novembre di quell’anno con l’esecuzione della sua opera “Achille in Sciro”.

            In questa serata daremo spazio soprtattutto ad alcune sue composizioni sacre – e forse ci chiederemo se la chiesa non sarebbe più frequentata se si tornasse ad arricchire la liturgia con composizioni così noiose! Ma ascolteremo anche qualche suo brano profano, ricordando che gran parte della sua attività si svolse nell’ambito operistico.

            La prima composizione che proponiamo è la messa a cinque voci.

            Facendo ora una deviazione nell’ambito profano, ascolteremo due sue arie, “Tortorela abbandonata” e “Al valor di Borea armato”.

                Tornando ora nell’ambito sacro, proponiamo un altro brano penitenziale, tratto dal “Mottetto per Sant’Andrea Avellino”.