Serate in famiglia V

Abbiamo detto che, avvicinandoci alla Settimana Santa, era conveniente entrare nel corrispondente clima “sacro”. Ma in questa quinta serata familiare faremo, apparentemente, un passo indietro e ascolteremo canti di ispirazione prevalentemente amorosa. Questo, tuttavia, servirà soprattutto ad introdurre la successiva serata, la quale sarà particolarmente impegnativa. Vorremmo infatti proporre per la prima volta l’ascolto continuato di un’intera composizione di carattere sacro. Questo richiederà un impegno maggiore, ma costituirà anche un salto di qualità, con il quale ci si preparerà ad ulteriori passi in avanti.
Proprio al fine di meglio introdurre a questo passo importante, oggi vorremmo invitare tutti, ma soprattutto i giovani, ad ammirare e ad imitare, in un modo o nell’altro, tanti giovani artisti che si sono cimentati con eroico impegno nel compito di riscoprire in modo nuovo la grande tradizione vocale della nostra cultura. Cosa intendiamo per “imitare”? Il senso più ovvio, ma che è riservato senz’altro a pochi, è che vi siano dei giovani dotati, i quali, invece di accarezzare il sogno “americano”, decidano di seguire le orme di Philippe Jarussky o di Julia Lezhneva o di altri giovani artisti di cui ora parleremo.
Ma vi è un senso meno rigoroso, aperto a tutti. Come vi sono i fans degli artisti pop, così si potrebbero formare gruppi di “fans” di questi cultori della nostra grande tradizione vocale, i quali, pur non pretendendo di raggiungere l’obiettivo di cimentarsi con le composizioni dei grandi maestri, intendano però assimilare fortemente il loro messaggio, facendone in qualche modo il motivo ispiratore del loro più profondo sentire. Sarebbe questo un modo molto valido di rendere la grande musica, riportata a nuova vita dall’impegno di tanti giovani artisti e resa fruibile in modo incomparabile dai moderni strumenti, l’anima di una nuova civiltà.
Ora porteremo alcuni esempi di artisti che si stanno cimentando, ormai da qualche decennio in un ambito musicale così arduo e nello stesso tempo così affascinnate.
Alcuni nomi già li abbiamo incontrati, e incominciamo dalla più “anziana”, cioè da Cecilia Bartoli, la quale, contrariamente a quanto credevo, ha già superato i cinquant’anni. Dotata di eccezionali capacità naturali, sviluppate con un impegno severo fin dalla più giovane età, Cecilia Bartoli ha dato un contributo eccezionale alla riscoperta della nostra tradizione vocale, che ancora negli anni 60-70 del Novecento era molto misconosciuta. Basta pensare che di Antonio Vivaldi (1678-1741) erano di comune repertorio quasi esclusivamente le “Quattro stagioni” e di Gaetano Donizetti (1797-1848) quasi esclusivamente le tre opere “Lucia di Lammermoor”, “L’elisir d’amore” e “Don Pasquale”. Da allora c’è stato il cosiddetto “Vivaldi revival”, e il “Donizetti revival”, come tanti altri revival che hanno trasformato completamente il panorama della nostra coscienza musicale. Ma qusta trasformazione attende ancora di essere interiorizzata e assimilata dalla nostra gioventù. È questo un compito che spetta a voi!
Qualche anno fa Cecilia Bartoli eseguì a Parigi un concerto strumentale-vocale tutto a base di brani tratti dalle opere di Vivaldi. Il concerto, pubblicato su youtube nel 2013, ha registrato più di 1.600.000 visitatori. È molto emozionante vedere, alla fine dello spettacolo, il pubblico parigino acclamare ritmicamente: Cecilià – Bartolì!
Ascoltiamo, ora, nell’esecuzione di Cecilia Bartoli, “Attorno all’idol mio” di Antonio Cesti (1623-1669). Questo è il testo delle parole:

Intorno all’idol mio spirate pur, spirate,
Aure, Aure soavi e grate,
E nelle guancie elette
Baciatelo per me,
Cortesi, cortesi aurette!
Al mio ben, che riposa
Su l’ali della quiete,
Grati, grati sogni assistete
E il mio racchiuso ardore
Svelategli per me,
O larve, o larve d’amore!

Come abbiamo detto in altra occasione, la giovanissima Julia Lezhneva, di Mosca, dopo aver ascoltato, con grande stupore e ammirazione, Cecilia Bartoli, decise di seguirne le orme. Potete vedere e ascoltare voi stessi con quali risultati. L’esempio che riportiamo non è preso dalla musica barocca, bensì da un’altra stagione eccezionale della musica vocale italiana: l’opera romantica ottocentesca. Ma il brano di Gioacchino Rossini (1792-1868), tratto dall’opera “La donna del lago”, che ascolteremo eseguito a Mosca da Julia Lezhneva, come si potrà notare, si pone in stretta continuità con gli incredibili virtuosismi della precedente età barocca.
Questo è testo del libretto:

Tanti affetti in un momento
mi si fanno al core intorno,
che l’immenso mio contento
io non posso a te spiegar.
Deh! Il silenzio sia loquace…
Tutto dica un tronco accento…
Ah signor! La bella pace
tu sapesti a me donar.
Fra il padre e fra l’amante
oh qual beato istante!
Ah! Chi sperar potea
tanta felicità!

Una novità nel campo della musica vocale sono i “controtenori”, cioè cantanti uomini che sviluppano eccezionali capacità canore con voce da soprano.
Qui bisognerebbe aprire una parentesi dolorosa, della quale per il momento faremo solo un breve cenno.
Si dovrebbe chiarire meglio un’affermazione che spesso viene ripetuta in modo troppo perentorio, che cioè le donne sarebbero state escluse dal canto fino al XIX secolo. Sembra che la situazione fosse molto più diversificata e complessa. Sappiamo infatti di donne cantanti che dall’Italia si recavano a Londra e altrove per eseguire opere, allora comunemente scritte in lingua italiana. Vivaldi faceva eseguire le sue composizioni sacre e profane dalle giovani educate nell’Ospedale della Pietà, orfanotrofio di Venezia – e le sue allieve, con esercizi vocali appositi, imparavano ad eseguire anche le parti dei bassi. Il musicista tedesco Johann Adolf Hasse sposò a Napoli Faustina Bordoni, che era una celebre cantante.
Una testimonianza decisiva è quella di Mme de Staël. Il suo già ricordato romanzo “Corinne ou l’Italie” (1807) – che non è opera di pura fantasia, ma è piuttosto lo specchio, fatto da un’attenta testimone oculare, della società del tempo – si svolge negli ultimi anni del XVIII secolo. Corinna – figura ispirata a un personaggio realmente esistito – è figlia di un’italiana e di un inglese. Rimasta orfana di madre, viene portata in Inghilterra e, dopo la morte del padre, si trova sotto la tutela di una matrigna britannica, severamente attaccata ai costumi della sua patria. Ora, contrariamente a quanto si pensa, dalla testimonianza di Mme de Staël risulta che, mentre in Inghilterra le donne erano strettamente relegate in casa ad accudire al marito e ai figli, in Italia godevano di molto maggiore libertà: partecipavano alla vita della società, praticavano la poesia, la letteratura, le arti, il canto. Per questo la giovane Corinna dopo un po’ di tempo, non sopportando la reclusione forzata impostale dalla matrigna, fugge e ritorna in Italia, dove può liberamente coltivare la cultura e le arti a suo talento. E il primo incontro tra lei e Lord Nelvil avviene nientemeno che in Campidoglio, dove Corinna viene incoronata dalla cittadinanza per i suoi talenti poetici e musicali. Nel corso del romanzo ella si esibisce anche in una rappresentazione teatrale.
Sembra, dunque, di poter affermare che non sempre le donne fossero escluse dalla cultura, dalle arti e dal canto. Probabilmente non erano comunemente ammesse in teatro – ma, si può supporre, con molte eccezioni – e in cori ecclesiastici di rappresentanza ufficiale.
Questa relativa esclusione causò il triste fenomeno dell’evirazione dei fanciulli, che permetteva loro di sviluppare, anche da adulti, una voce da soprano. Questo costume, che sembra essersi diffuso dalla Cappella Sistina alla fine del XVI secolo, si protrasse a lungo e fu definitivamente abolito nel 1902 da Don Lorenzo Perosi (1872-1956), prete musicista di valore, direttore della Cappella Sistina. Alcuni tra questi cantanti evirati raggiunsero vette prodigiose nelle escuzioni vocali. Tra essi il più celebre fu il cosiddetto Farinelli – nome d’arte di Carlo Broschi (1705-1782). Cecilia Bartoli ha avuto, tra gli altri suoi meriti, quello di riuscire ad eseguire composizioni scritte per Farinelli, il quale, possedendo una costituzione fisica maschile, aveva potenzialità difficilmente imitabili da una donna.
I cotrotenori di oggi, ovviamente, non fanno ricorso ai metodi di una volta, ma, con opportuni esercizi, riescono ad ottenere effetti vocali straordinari, che non hanno nulla da invidiare alle voci femminili. Tra essi si è particolarmente distinto il francese Philippe Jarussky. Potremo vedere con quali risultati dal seguente brano di Antonio Vivaldi.
Questo è il testo delle parole:

Vedrò con mio diletto
l’alma dell’alma mia
Il cor di questo core pien di contento.
E se dal caro oggetto
lungi convien che sia
Sospirerò penando ogni momento…

Non minore successo ha avuto la giovane americana Amanda Forsythe. In quest’aria di Georg Frederic Händel (1685-1759) ella fa sfoggio di tutta la sua incredibile abilità canora.
Ecco le parole del libretto:

Tornami a vagheggiar,
te solo vuol’amar,
quest’anima fedel,
caro mio bene. caro
tornami a vagheggiar,
tornami a vagheggiar
te solo vuol’amar,
te solo vuol’amar,
quest’anima fedel,
caro mio bene,
te solo vuol’amar
quest’anima fedel,
caro mio bene,
caro
caro mio ben

Gia ti donai il mio cor,
Gia ti donai il mio cor,
fido sara il mio amor,
mai ti saro crudel,
cara mia speme.
mai ti saro crudel,
fido sara il mio amor,
mai ti saro crudel,
cara mia speme.
cara mia speme.

Ma ora vogliamo incominciare a preparare più da vicino il terreno per la composizione che proporremo per la prossima serata in famiglia.
A quasi tutti è sconosciuto il nome di Giovanni Battista Bononcini (1670-1747), che pure fu rivale di Händel a Londra. Per farne la conoscenza ascolteremo una delle sue arie più celebri, “Per la gloria d’adorarvi”, eseguita non da una giovane speranza, bensì da un soprano di una precedente generazione, Joan Sutherland.
Queste sono le parole:

Per la gloria d’adorarvi
voglio amarvi, o luci care.
Amando penerò,
ma sempre v’amerò,
sì, sì, nel mio penare,
penerò, v’amerò, luci care.
Senza speme di diletto
vano affetto è sospirare,
ma i vostri dolci rai
chi vagheggiar può mai
e non, e non v’amare?
penerò, v’amerò, luci care!

Cosa c’entra questo canto con la composizione sacra che proporremo la prossima volta? Poco, veramente. C’è però il fatto che Giovanni Battista Bononcini musicò il testo di un sacro oratorio che poco più tardi fu musicato anche da un altro musicista. La versione di Bononcini probabilmente è inferiore a quella dell’altro compositore, e quest’ultima, appunto, vorremmo proporre prossimamente al vostro ascolto. Con l’occasione faremo anche la conoscenza di un’altra giovane artista che si è dedicata con passione a riscoprire questa grande tradizione musicale dimenticata.