Serate in famiglia XXVII

Una prima volta dalla musica romantica tedesca abbiamo fatto un salto indietro fino al canto gregoriano. Ora faremo un salto in avanti e affronteremo un esempio della musica del Novecento. Come già abbiamo accennato, la musica del Novecento è estremamente problematica e le valutazioni su di essa sono discordi. Ma, quali che siano le sue complicazioni e astrusità, essa nasconde inaspettate sorprese. È una di queste sorprese che oggi vorremmo scoprire.
Faremo conoscenza con una parte della produzione del compositore inglese Benjamin Britten (1913-1976), figura molto rappresentativa del suo tempo e una delle principali voci che hanno illustrato la musica in Inghilterra, che, come è stato accennato, per un lungo periodo non era stata particolarmente feconda in campo musicale.
Talento precoce, compositore, direttore d’orchestra, pianista, Britten, sempre attento e partecipe al mondo letterario ed artistico che lo circondava, ebbe una vita ricca di esperienze e di amicizie con personaggi importanti della culura anglosassone del suo tempo, tra cui il poeta W.H. Auden (1907-1973), che egli seguì nel suo travagliato percorso spirituale. Ebbe contatti anche con la Disney.
Trovando una certa opposizione nell’ambiente musicale inglese, Britten nel 1947 fondò l’English Opera Group, un teatro che rispondeva alle sue esigenze estetiche e per il quale compose la maggior parte delle sue opere teatrali. L’anno seguente istituì il festival di Aldeburgh. Molte delle sue opere, tra cui il suo capolavoro “Morte e Venezia” e “Il piccolo spazzacamino”, furono scritte per un organico strumentale da camera. Numerose sono le composizioni solistico/corali, tra cui “Les illuminations”, su testi di Arthur Rimbaud.
Molto importante, per il suo valore didattico, è la sua “Guida del giovane all’orchestra” del 1946, ancora oggi molto usata per l’educazione musicale dei bambini. La composizione inizia con un tema di Henry Purcell, sul quale vengono poi sviluppate numerose variazioni affidate ai singoli strumenti, e si conclude con una fuga eseguita dall’intera orchestra.
Come ho già accennato, il mio punto di vista sulla musica del Novecento, in generale, non coincide con quello della nostra valida collaboratrice, la maestra Fiorella Galliani. A mio personale giudizio, nel Novecento dobbiamo distinguere due diverse tendenze, che spesso si confondono tra loro. La prima, prendendo coscienza del fatto innegabile che le strutture tonali e armoniche in cui si è andata organizzando la musica occidentale non esauriscono le leggi armoniche presenti in natura, cerca di superare i confini troppo rigidi del sistema tonale tradizionale, valendosi anche di modelli diversi, come quelli della musica greca o medievale gregoriana, ovvero dei popoli asiatici o africani. La seconda apparentemente sembra di seguire la stessa strada, ma finisce per perdere contatto con qualsiasi riferimento ad un’armonia naturale e si avvia verso orizzonti ignoti. A mio personale giudizio, come ho detto non condiviso dalla nostra collaboratrice, mentre la prima tedenza, se opportunamente coltivata, può condurre a grandi risultati, la seconda rischia di condurre ad una via senza uscita.
Per quanto riguarda Britten, è indubbio che egli abbia seguito con convinzione la prima via, ma personalmente credo che in alcuni casi si sia anche spinto, più del dovuto, nella direzione della seconda via. Ciò che vorrei sottolineare, e anche mostrare con esempi concreti, è che quando egli ha saputo contemperare sapientemente la ricerca di modelli tonali ed armonici nuovi, o anche antichi o esotici, con un forte senso della melodia, ha ottenuto risultati mirabili. In particolare oggi vorrei attirare l’attenzione su un ambito del tutto speciale della sua produzione: egli ha dedicato molte delle sue composizioni, assai più di altri musicisti, ai cori di preadolescenti, sfruttando mirabilmente le caratteristiche delle voci giovanili – le cosiddette “voci bianche” – che si distinguono nettamente, per caratteri propri, dalle voci, maschili o femminili, degli adulti.
Ascolteremo, dunque, una serie di composizioni canore, eseguite da cori di preasolescenti o di adolescenti. Si noterà che la melodia, in queste composizioni, è senz’altro presente, ma che essa spesso si svolge in direzioni inaspettate, con modulazioni improvvise e armonie inconsuete. A volte queste variazioni possono sorprendere, o anche a prima vista infastidire, ma l’impressione generale, infine, è piuttosto quella di una arricchimento del discorso melodico della composizione.
I primi sei esempi che presenteremo sono tratti dalla cantata natalizia “A Ceremony of carols”, del 1943.
Con il seguente link si possono leggere i testi, latini e inglesi, della cantata:

https://christchurch.episcopalky.org/Music%20&%20Visual%20Arts/ceremony-of-carols-translation.html

Della cantata ascolteremo soltanto i seguenti brani:
“Procession” – “Wolcum Yole!”


“There is no Rose”

“Balulalow”

“As Dew in Aprille”

“This Little Babe”

“Freezing Winter Night”

Le altre composizioni corali sono tratte dalla collezione “Friday Afternoons”, degli anni 1933-1935.
La prima che presentiamo è “Jazz-Man”. Queste sono le parole inglesi:
Crash and Clang! Bash and Bang! And up in the road the Jazz-Man sprang! The One-Man-Jazz-Band playing in the street, Drums with his Elbows, Cymbals with his Feet, Pipes with his Mouth, Accordion with his Hand, Playing all his Instruments to Beat the Band! Toot and Tingle! Hoot and Jingle! Oh, What a Clatter! How the tunes all mingle! Twenty children couldn’t make as much Noise As the Howling Pandemonium of the One-Man-Jazz!

Queste sono le parole del prossimo canto, “Old Abram Brown”:
Old Abram Brown is dead and gone,
You’ll never see him more.
He used to wear a long brown coat
That button’d up before,

And on his feet two silver shoon
And buckles by the score.
Old Abram Brown is dead and gone.
Never, never, never more.


Segue il canto “Begone”, di cui questo è il testo:
Begone, dull care! I prithee begone from me!
Begone, dull care! you and I shall never agree.
Long time hast thou been tarrying here
And fain thou woulds’t me kill,
But, i’ faith, dull care,
Thou never shall have my will.

Too much care will make a young man turn grey,
And too much care will turn an old man to clay.
My wife shall dance and I will sing
And merrily pass the day
For I hold it one of the wisest things
To drive dull care away.


Ecco il testo del prossimo canto, “Cuckoo”
Cuckoo, Cuckoo, what do you do?
“In April I open my bill;
In May I sing night and day;
In June I change my tune
In July Far far I fly;
In August away I must.”
Cuckoo, Cuckoo!


Proponiamo, infine, il canto “Fishing Song”, di cui questo è il testo:
Oh, the gallant fisher’s life,
It is the best of any!
‘Tis full of pleasure, void of strife,
And ‘tis belov’d of many;
Other joys. are but toys;
Only this lawful is,
For our skill breeds no ill,
But content and pleasure.

In a morning up we rise,
‘Ere Aurora’s peeping.
Drink a cup to wash our eyes,
Leave the sluggard sleeping;
Then we go to and fro,
With our knacks at our backs,
To such streams as the Thames
If we have the leisure.

If the sun’s excessive heat,
Makes our bodies swelter,
To an osier hedge we get
For a friendly shelter:
Where in a dyke, perch or pike,
Roach or dace we go chase;
Bleak or gudgeon without grudging;
We are still contented.